In poche eccezioni solamente, purtroppo, possiamo fornire con esattezza l’autore di quadri e stampe, tessuti, suppellettili e oggetti vari esposti. Si sa però che, nei secoli, la Vicinia prima e le autorità comunali poi (cioè, dal 1803) accudivano, oltre che a Lugano (Meride, in tempo dei baliaggi, appartenne alla giurisdizione di Lugano) a botteghe di Como e, spesso, anche di Torino, Pavia e Milano (in particolare, nell’Ottocento, alla Bottega di Achille Bertarelli).
Si conservano gelosamente però alcuni preziosi reperti donati alla Chiesa e/o prodotti da artisti del luogo (o di bottega locale) debitamente documentati (quadri, gessi, affreschi, statue in legno).
Giovanni Antonio Clerici figlio di Giuseppe Maria Clerici e di Maria di Francesco A. Giorgioli. Nato a Meride il 18 novembre 1726. Sposò (4.2.1750) Maria Lucia di Francesco Fossati dalla quale ebbe quattro figli (Francesco 1751 – Leopoldo 1753 – Maria Elisabetta 1756 – Maria Antonia 1761). Lavorò con suo padre Giuseppe Maria a Soletta, Zurigo e a Strassburgo. Abitò a lungo Parigi (chez Monsieur La Coste, rue de l’Echelle de St-Honoré); nel 1760 in qualità di stucateur du Roy fu assunto al servizio da Madame Pompadour (Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour detta Renette, celebre amante del re di Francia Luigi XV, la donna francese più potente del XVII secolo).
La Pompadour quasi mai pagò i lavori richiesti ed eseguiti dal Clerici nelle numerose residenze reali di Parigi; Giovan Antonio se ne rammarica sovente nelle lettere ai famigliari. Non si conosce la data esatta della sua scomparsa. Venne l’ultima volta a Meride per il matrimonio di sua figlia Maria Elisabetta (1774, matrimonio con Carl’Antonio Barbieri) e portò da Parigi il suo autoritratto in gesso che lasciò alla figlia in ricordo.
Ebbe contrasti con il fratellastro Carlo Manfredo, viveur che nel 1763 e 1764 s’installò in casa sua a Parigi e dovette allontanarlo a malo modo. Esiste la possibilità che, per qualche periodo di tempo, Giovanni Antonio abbia sostato in Toscana; nelle sue lettere invoca spesso un viaggio al Sud. Chiamò Leopoldo il suo secondogenito.
Di Clerici oltre al tondo gesso nel Museo (autoritratto) c’è il Camino con lo scudo della famiglia in casa Clerici (oggi proprietà Avv. Giuseppe Doninelli). La foto del camino esiste in Municipio a Meride. Non si conosce altro a Meride.
Francesco Antonio Aglio q. Antonio studiò architettura al Brera di Milano (Scuola d’Ornato 1836-1837). Nel 1860 si stabilì a Meride presso suo fratello Don Giacomo Aglio di Antonio parroco di Meride. Costruì (Convenzione del 10.11.1863) su antica cappella preesistente l’Oratorio detto d’Isacco (in vulgo Visacco). Di Aglio si conservano intagli in legno (altarino ), gessi (bozzetti), pietra (portali dell’attuale Museo arte sacra di via Peyer) e marmo (pulpito in San Rocco, scomparso). Vedi anche ASTI (TICH).
Di Aglio, oltre ai tre gessi dell’Indipendenza d’Italia vi sono i portali (in sasso di Saltrio) del Museo di Scalmegna, l’Oratorio di Visacco (trasformazione da cappella a Oratorio nell’Ottocento), l’ex-pulpito della Chiesa di San Rocco in marmo Carrara e Arzo (scomparso) e una cornice in legno (non esposta ancora).
Gerolamo Bellasi detto Cattò (1643-1727) di Mendrisio, figlio di Giovanni q. Domenico e di Lucia Ferrandini q. Nicolao. Fu allievo di Francesco Torriani il Vecchio, dipinse un paliotto per la chiesa di Morbio Superiore, due ritratti per la famiglia Oldelli di Meride e il paliotto (ndr smarrito), raffigurante una Madonna per un altare laterale nella chiesa di S. Silvestro di Meride (dal Dizionario storico della Svizzera).
Il Bellasi frequentò assiduamente Casa Oldelli e impartì lezioni di pittura ai giovani della conosciuta famiglia meridese. Alle nozze del notaio Alfonso Oldelli (23.9.1675) con Marta Somazzi di Giovanni Maria da Lugano, il Bellasi ornò l’androne e la corte di casa Oldelli con suggestive scenografie marine (dipinti su cartone). In casa Oldelli, suo figlio Filippo Bellasi conobbe Margherita Bossi (figlia di Gio.Battista Bossi di Bissone) che fu poi sua moglie (matrimonio 28.2.1718). (NB. Quadro acquistato dalla Parrocchia di Meride (Antiquariato Donati, via Nassa Lugano) nel 1974, Frs. 2.500. – su segnalazione di Monsignor Gallizia. Il dipinto risultava facente parte della Collezione Van Riedmann ed esposto nell’ antica Tipografia Agnelli di Lugano.
Immagine: R. P. Sirius Joseph Rinaldus, Parochus Mereti natus anno 1663 die Octava mensis novembris
obiit die 13 martiis 1721. (Quadro attribuito a Gerolamo Bellasi)
Mastri artigiani pittori di Meride (XVIII secolo) Pietro Roncati, Francesco Donghi, Giuseppe Fossati, seguaci di Francesco Torriani di Mendrisio.
Dipinsero assieme i paliotti:
– Palio: Gloria di San Carlo. Dipinto artigianale che copriva il fronte inferiore dell’altare dedicato al santo Cardinale milanese in San Silvestro, altare voluto da Sebastiano Oldelli dopo aver fatto installare una statua (171 cm) di San Carlo in cotto opera dello stuccatore Agostino Silva di Morbio.
– Palio: La consegna delle chiavi a San Pietro, (210 x 70 cm.) manufatto che copriva il fronte inferiore (allora in mattoni e legno) dell’altare maggiore della Chiesa di San Silvestro (dal 1835 altare in marmo). Il manufatto, viene menzionato per prima volta nei rapporti della visita pastorale effettuata a Meride nel 1748 dal Vescovo di Como, Frate Agostino Maria Neuroni da Lugano.
Bartolomeo Rusca d’Arosio (Arosio 1680 – Madrid 1750). Dopo aver lavorato nel Malcantone, lasciandovi, ad Arosio, gli affreschi della Chiesa parrocchiale di San Michele (1709), si spostò a Piacenza, alla corte dei nobili Farnese dove lavorò durante vent’anni.
A Piacenza, conobbe (1716) Francesco Pozzi, pittore e stuccatore di Meride, il quale l’invitò a dipingere uno stendardo per la locale Confraternita del Santissimo. Bartolomeo ritornava spesso in Ticino – oltre che ad Arosio si possono ammirare suoi dipinti a Gravesano (Oratorio di Cimaronco, Gentilino (Chiesa di Sant’Abbondio), Lugano (Palazzo dei Conti Riva) – e, nel 1718, portò a Meride due tele di seta già dipinte con i motivi suggeriti dal Pozzi (la Vergine del Rosario da un lato; dall’altro, i santi protettori Silvestro e Rocco). Nel 1738, essendo Priore della Confraternita Andrea Fossati, le due tele furono affidate per l’assemblaggio alla bottega di Giovanni Lirone di Pavia.
Nel 1734, il Rusca fu chiamato a Madrid da Elisabetta Farnese, regina di Spagna come pittore di corte. Nella capitale spagnola e a Segovia affrescò i palazzi della famiglia reale e la chiesa di San Miguel y Pastor (Madrid), collaborando fra gli altri con Giacomo Bonavia (Architetto, Piacenza 1715 – Aranjuez 1759) e Bartolomeo Sermini (Vezio 1700 – Madrid 1766), col quale aveva già avuto modo di lavorare a Piacenza.
Carlo Donato Martini (1724- Meride – 21.7.1805) figlio di Giuseppe Manfredo (1692-1773) e Domenica di Carlo Antonio Bossi di Porto Ceresio. Pittore stuccatore. Giovanissimo seguì suo zio Bartolomeo Bossi in Danimarca: decorazione del Castello di Plön nell’ Holstein (stucchi, 1744 al 1747 e nel 1749) poi in quello di Traventhal (1770, 1761).
Stuccatore abilissimo e maestro alla Corte di Federico V, attivo ad Amburgo e in diverse altre cittadine del Schleswig-Holstein. Ritornò definitivamente a Meride nel 1775, sposato con Domina Dorothea Luthgens, cittadina della Danimarca. Lasciò alcuni stucchi (specchiature) in Casa Martini, Meride e affreschi (angeli) in San Silvestro Meride (soffitto, oggi occlusi).
Antonio Rinaldi da Tremona (1816-1875). Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera a Milano, torna a Tremona dove trova un clima culturale più consono alle sue inclinazioni personali. Ci rimane, all’eccezione di brevi viaggi in Brianza, in Vallemaggia e a Ginevra, fino alla sua morte avvenuta il 27 settembre 1875.
Pittore e restauratore, Antonio Rinaldi è fra i pittori più studiati e citati localmente. Numerose sono le sue opere nelle chiese, cappelle, case parrocchiali, negli oratori, municipi ed ospizi sia del Canton Ticino (Arzo, Balerna, Besazio, Cavergno, Chiasso, Civiglio, Coldrerio, Genestrerio, Gordevio, Lamone, Melano, Mendrisio, Meride, Morbio Inferiore, Novazzano, Rancate, Riva San Vitale, Sagno, Salorino, Stabio, Tremona), che nella vicina Lombardia (Casnate, Como, Ronago, Rovenna).
Impregnata di romanticismo e di sinceri valori umani ed artistici, la pittura di Antonio Rinaldi è conosciuta per il suo carattere religioso, di genere e per i ritratti della borghesia e della piccola nobiltà locale (1855–1860). Vari dipinti e disegni sono conservati al Museo d’arte Mendrisio e alla Pinacoteca Züst (Rancate); a Meride si conserva l’affresco del Beato Manfredo Settala nella Cappella di Müra.
Agostino Silva q. Francesco nato l’11.11.1628 a Morbio Inferiore, 6.2.1706. Si formò come scultore e architetto dapprima nella bottega del padre e poi a Roma. In Ticino operò all’interno del santuario del suo paese di origine e in diverse parrocchie del Mendrisiotto.
Attivo anche in Italia centrale e settentrionale, lavorò nel duomo di Assisi (1670), duomo di Spello (1670/71 ca.) e Urbino (1674). Nel ducato sabaudo fu attivo al Sacro Monte di Oropa e a Torino (1684), indi, nel Comasco, in particolare a Como (duomo, 1666-69) e in S. Giuliano, 1687.
Gino Macconi *Intra (Novara) 1928 + Mendrisio 1999. Gallerista.
Frequentò studi all’Accademia Brera di Milano e alla Carrara di Bergamo. Fondatore della Galleria Nord Sud di Chiasso, maestro di scuola di pittura da lui creata, organizzatore del Museo della civiltà contadina di Stabio, commissario per il Museo di Mendrisio, raccoglitore di fotografie, membro attivo di molte associazioni e società locali. Personalità importante nel Mendrisiotto del dopoguerra, protagonista sia come operatore che artista nell’aggiornamento culturale che conobbe il Ticino tra gli anni ‘50 e inizio ’70.
I Giorgioli. Vedi il dettaglio della Bottega dei Giorgioli
E rcole Durini, scultore di Tremona (1905-1994). Vedi il dettaglio della Collezione di gessi Ercole Durini