Resoconto della gita culturale a Novara

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ASSOCIAZIONE AMICI MUSEO ARTE SACRA di MERIDE
Novara, Sabato, 18 Giugno 2016

L’Italia settentrionale da sempre fu terra di richiamo per gli abitanti della zona alpina; intessendo stretti rapporti e interessi famigliari lo fu, in modo particolare, durante tutto l’Ottocento anche per gli abitanti del Mendrisiotto. Fra altro, allora, si stabilì un fecondo intreccio e consolidamento alla cultura artistica e artigianale in gran parte spontanea e tradizionale, molto simile nelle due regioni confinati.

La gita a Novara a metà giugno perciò, era destinata a ricordare ed apprezzare nuovamente questo sbocco verso sud, la boccata d’aria rinnovatrice che, anche nei nostri villaggi, portò nell’Ottocento un riflesso benefico di sviluppo e di crescita.
E l’autobus che, di buon mattino del 18 giugno scorso aveva raccolto un buon gruppo di partecipanti a Meride, Tremona ed Arzo rapidamente oltrepassò la frontiera ed anche quel limite dell’orizzonte che, dai nostri villaggi di montagna chiude verso meridione.

In tempi passati, era d ’obbligo, prima di affrontare le movimentate cittadine rurali lombarde (e/o l’estesa aerea metropolitana di Milano), sostare nei luoghi tradizionali che fornivano nella trasferta il necessario riposo e rifocillamento a uomini ed animali; dall’autocarro vedevamo sfilare da lontano nella pianura: Farra vecchia, Farra San Cristoforo, Farra novarese.

In quei luoghi ristoratori, si spegnevano le ansie che preoccupava l’ignaro emigrante (o viandante) che, quasi giunto alla meta, doveva sobbarcarsi ad attraversare canali d’irrigazione ai campi di riso, rinfrancarsi al passaggio del fiume Ticino.
Oggi, il ponte di Buffalora (nei pressi di Trecate) sul Ticino alle porte di Novara regge ancora ottimamente: ci ricorda l’illustre famiglia Melchioni di Meride e, fu d’obbligo, informare la comitiva con brevissimo cenno alla storia della famiglia Melchioni di Meride, la quale, nel corso XVIII secolo ottenne un certo prestigio a Novara: Melchioni Giovanni (*Meride 1724 – + Novara 1791), e, suo figlio Stefano Ignazio (*Meride 1761 – + Novara 1837) (vedi nota finale a questo resoconto).

Entrando nei sobborghi di Novara (in territorio di Trecate) incontriamo il ponte sul Ticino iniziato su istanza di Napoleone I (1808) e terminato nel 1827 dalla monarchia sabauda.
Per quest’opera, il Melchioni (Stefano I.) fornì, lo studio preliminare delle infrastrutture e il disegno con i posti di guardia: fu costruito, con concezioni moderne, interamente in granito delle cave di Alzo e del Montorfano, lungo 304 metri con 11 arcante (regge ancora oggi, il transito, oltre la strada, il passaggio dei treni tra Milano e Torino).
Negli anni, Novara ha saputo conservare l’aria rurale delle grosse conglome -razioni lombarde che in tempi felici hanno goduto d’un certa attenzione da parte delle autorità e, godendo ampie libertà, hanno sfruttato la presenza di mano d’opera abile e qualificata. L’intervento dei Melchioni in città, per la sua complessità, dovrà essere presentato debitamente a parte (cioè in uno dei prossimi Quaderni del Museo).
La comitiva riservò la mattina alla visita della Cattedrale di San Gaudenzio
seguita da un breve colpo d’occhio alla città. Un pranzo ristoratore fui poi servito in un ristorante tipico novarese (Ai due ladroni): l’ambiente e i piatti offerti ci ricordarono i lavoratori delle risaie ed i passanti indaffarati che animarono da sempre l’importante cittadina piemontese la quale rappresentava e rappresenta, oggi ancora, la chiave che unisce due regioni fra le più importanti d’Italia (Lombardia e Piemonte)..
Il pomeriggio fu dedicato alla visita alla mostra Da Lotto a Caravaggio allestita nella scenografica cornice del Broletto. Come indica il voluminoso catalogo che l’accompagna, questa mostra segna una linea d’azione (ed io aggiungo anche didattica), che equivale ad una precisa affermazione: l’investimento in cultura costituisce oggi un elemento imprescindibile nello sviluppo delle comunità locali. E, giustamente, la prefazione al catalogo, asserisce che la mostra serve esattamente come stimolo alla creazione di un ambiente culturalmente positivo e deve perciò rappresentare, un asset strategico primario di sviluppo.
Le opere esposte spaziano da Caravaggio (Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, – Caravaggio 1573 – Porto Ercole 18.7.1610) a una serie d’artisti che subirono principalmente, nel corso dei secoli, il fascino della maniera luministica del grande pittore. Gli autori del catalogo, interpretando, fra altro, un suggerimento già a suo tempo espresso da Italo Calvino, mettono poi l’accento sulla costatazione che la collezione del Broletto aiuta a scoprire il segreto della città: una ricca comunità di storie, memorie, pensieri, luogo di scambio di parole, di desideri, di ricordi.
Ed è giustamente nel contesto di questa ultima osservazione che noi possiamo intravedere le traccia di alcuni artisti di Meride che, come i Melchioni, esercitarono la loro arte nella cittadina lombarda.
D’altra parte, possiamo rintracciare qualche riflesso della pittura novarese nel nostro villaggio (per es. di Giovan Battista Crespi, detto il Cerano (1573-1632, forse, più probabilmente della sua bottega) nell’affresco nel coro della Chiesa di San Rocco (affresco San Giovan Battista, coro della Chiesa di San Rocco).

Caso interessante poi, incontriamo una sorprendente equivalenza di valori pittorici espressi in un affresco: la Madonna con Bambino del Duomo di Novara (lato destro della Basilica di San Gaudenzio) con l’affresco di Casa Oldelli (ballatoio della terza casa Oldelli.) Probabile autore a Meride l’artista veneto che dipinse la Cappella della Campagna inspirandosi con bastante esattezza, (dopo un viaggio con gli Oldelli) all’affresco di Novara.

Giulio Cattaneo
curatore del Museo d’arte sacra a Meride

Le foto della gita: